Alle origini del pensiero politico Greco- Omero e la giustizia nella Grecia arcaica

INTRODUZIONE

La nascita del pensiero politico occidentale viene fatta risalire all’antica Grecia (VII-VI secolo a.C.) quando si assistette ad un processo di riforme democratiche nella politica greca.

Già nei secoli precedenti possiamo riscontrare idee che potremmo definire pensieri politici, in questo articolo parleremo di queste prime forme di pensiero

OMERO

Prima delle riforme sopra menzionate, nella Grecia arcaica, la fonte principale dei principi politico-morali della società ellenica era l’epica omerica, l’Iliade e l’Odissea.

Pur non essendo trattati politici, queste opere contengono elementi del pensiero politico della loro epoca.

Queste teorie vennero impostate sulle basi dell’ideologia aristocratica a sua volta fondata sulle qualità di eccellenza (areté) e virtù (andreia).

La società descritta nei due testi aveva al centro la figura dell’eroe; individuo eccezionale, unico detentore di virtù fisiche (forza) e morali (onore) precluse alla gente normale.

Il forte legame tra virtù e violenza (bia) imponeva all’eroe un costante antagonismo verso i suoi pari che culminava nello scontro tra individui il cui apice sarebbe consistito nell’annichilimento del rivale e l’obiettivo sarebbe consistito nella conquista e la conservazione di onore e supremazia.

Forza e onore avevano sostituito in Omero i principi di giustizia e diritto che venivano semplicemente menzionati nell’Iliade da Menelao quali giustificazioni per la guerra contro Troia. Per ottenere giustizia gli eroi non fanno appello ad alcun diritto ma alla propria forza.

La morale eroica, basata su eccezionalità e violenza, rifiuta ogni forma di diritto terreno poiché questo imporrebbe limiti (seppur tenui) alla volontà dell’eroe che, in quanto essere superiore, non può essere limitato dalle leggi che vincolano gli uomini comuni.

Ci troviamo di fronte a una società rigidamente gerarchizzata, divisa in due sole classi; da una parte gli eroi, dall’altra gli altri uomini che, verrebbero immediatamente puniti nel caso tentassero di elevarsi.

Tale filosofia, molto simile all’oggettivismo ed egualmente fallace (beccati questo Ayn Rand), impedirebbe una reale collaborazione tra gli eroi in quanto nessun essere superiore tollererebbe un’autorità pari alla sua poiché questo minerebbe uno dei fondamenti del suo status ovvero l’onore.

LA GIUSTIZIA NELLA GRECIA ARCAICA

La giustizia nella società arcaica può essere compressa in due fasi:

  • Prima fase: la giustizia venne rappresentata da Themis, figlia di Zeus in grado di controllare il movimento degli astri e i rapporti umani. Si trattò di un’ordine di origine divina che si esprimeva attraverso forme non scritte, disciplinando la vita degli individui all’interno del nucleo famigliare (ghenos). Questa tipologia di giustizia fu funzionale alla società della Grecia arcaica, fondata sulla divisione in famiglie e consorterie a cui il soggetto era vincolato dal sangue.
  • Seconda fase: la giustizia venne rappresentata dal termine dike, indicante “qualcosa” che può essere assegnato allo scopo di porre fine ad un conflitto tera due o più parti. Tale processo è caratterizzato dall’esistenza di formule aventi il compito di a fornire agli organi giudicanti i mezzi necessari per svolgere la propria mansione.

Nella prima fase la giustizia è vista come legge generale mentre nella seconda è considerata come compromesso tra rivendicazioni contrastanti.

Con l’evoluzione anti-aristocratica della società greca la società subì un processo di individualizzazione delle colpe; questo principio libererebbe gli appartenenti alla stessa famiglia, comunità o categoria dell’individuo colpevole dalla colpa per un azione non commessa e dal conseguente obbligo di espiazione sarebbe caduto interamente sul colpevole.

ESIODO

Poeta greco originario della Beozia, fu il primo ad attaccare la morale e i valori dell’aristocrazia che Omero invece promosse.

Uno degli obiettivi delle sue invettive fu il concetto di violenza che egli sostituì con contesa (eris) e a cui attribuì una duplice natura, negativa (generatrice di morti e lutti) e positiva (competizione tra produttori).

A differenza di Omero, Esiodo preferì la giustizia alla forza poiché essa distingue l’uomo dalla bestia e rende possibile il benessere della polis e dell’individuo.