INTRODUZIONE
Il IV secolo a.C rappresentò un punto di svolta per la storia e la filosofia politica delle polis greche.
La guerra del Peloponneso, conclusasi con la distruzione dell’impero ateniese e con la breve egemonia di Sparta (sostituita successivamente da Tebe), indebolì il sistema politico tradizionale al punto da permettere al re di Macedonia Filippo II di espandere il proprio regno inglobando le colonie greche lungo la costa europea del mar Egeo, arrivando ad imporsi sulle stesse polis in seguito alla vittoriosa battaglia di Cheronea (338 a.C).
Fu però con il figlio di Filippo, Alessandro III (meglio noto come Alessandro Magno), che le polis greche, con l’eccezione di Sparta, persero definitivamente la loro indipendenza non rinunciando mai al sogno di tornare un giorno indipendenti.
La filosofia politica greca, fino ad allora divisa tra sostenitori della democrazia e assertori dell primato di un governo oligarchico, accettò velocemente il nuovo ordine monarchico.
L’ACCADEMIA PLATONICA NEL IV SECOLO
L’Accademia platonica si schierò rapidamente al fianco della monarchia alessandrina e successivamente sostenne i regimi dei diadochi pur rivendicando il primato e l’autonomia di Atene.
Una delle poche opere importanti pervenutaci identificabile come platonica, sebbene molti studiosi diffidino della sua autenticità, è il Minosse, breve dialogo scritto da un autore sconosciuto al termine del IV secolo a.C e citato dall’astrologo greco Trasillo circa tre secoli dopo la sua presunta stesura.
Nell’opera Socrate interroga un interlocutore anonimo sulla definizione di legge ed alla risposta di questi che identifica come legge una deliberazione dello stato ovvero un atto stabilito dall’autorità, il filosofo ribatte dimostrando che ciò non può essere vero poiché le deliberazioni possono essere buone o cattive mentre le leggi, che hanno lo scopo di identificare ciò che è giusto, non possono per loro natura essere ingiuste.
Benché possano essere ritenute opinioni, le leggi, per il loro stesso fine, devono essere ritenute verità assolute. Lo spirito della legge (Nomos), è quindi ricerca di verità unica e oggettiva, in grado di attribuire alla legge un carattere oggettivo e stabile.
Quando l’interlocutore fa presente a Socrate che esistono leggi diverse a seconda del popolo e spesso queste leggi sono contraddittorie escludendo così l’esistenza di un’unica legge assoluta, il filosofo controbatte affermando che può dirsi legge solamente quella norma redatta da un giusto e legislatore, guidato dalla ragione, unico elemento in grado di far raggiungere la verità elemento fondamentale per l’esistenza della legge.
Minosse, da cui il dialogo prende il titolo, viene indicato quale modello di legislatore in quanto la legge da lui emanata era stata a lui donata da Zeus.
L’ARISTOTELISMO ELLENISTICO
Alla morte di Aristotele, il titolo di scolarca (guida del Liceo) passò all’allievo Teofrasto (371-287), botanico, filosofo e fautore del vegetarianismo (condannò i sacrifici e il consumo di carne animale poiché significherebbe sacrificare la vita di un essere vivente).
L’aristotelismo ellenistico nella sua componente politica fu ben rappresentato da Dicearco di Messana o Messina (350-290 a.C) e del governatore di Atene quindi consigliere di Tolomeo I Demetrio Falereo (345-282).
Il primo fu filosofo e geografo, autore di una storia della Grecia (ci sono pervenute solo frammenti e richiami da parte di storici romani come Varrone e Porfirio) e di uno scritto dove vengono messe a confronto vita attiva e contemplativa con una decisa preferenza per la prima. Nello stesso testo rivendica la mortalità dell’anima che segue lo stesso percorso del corpo.
L’opera più importante di Dicearco è però il Tripolitico in cui vengono descritti e comparati varie tipologie di governo (monarchico, oligarchico e democratico) e viene tratteggiata la forma di governo perfetta, sintesi delle tre precedenti (Eidos Dikaiarkhikon)
Il regime presentato da Dicearco venne in seguito ripreso da politici quali Scipione Emiliano o giuristi del calibro di Cicerone.
Demetrio Falereo fu invece, oltre che filosofo, anche celebre oratore e politico appartenente al partito oligarchico filo-macedone a cui venne affidato nel 317 il governo di Atene dal sovrano macedone Cassandro.
La politica di accentramento da lui perseguita in sfregio alla tradizione democratica della Poleis gli alienò il sostegno degli ateniesi che, con il sostegno di Demetrio Poliorcete, nel 307 a.C. riuscirono a cacciarlo dalla città restaurando il governo democratico.
Demetrio dovette fuggire in Egitto dove divenne consigliere di Tolomeo I arrivando, secondo alcune fonti, a promuovere l’idea e la costruzione della grande biblioteca ad Alessandria sul modello del Liceo aristotelico ateniese. Venne in seguito esiliato dal successore Tolomeo II a causa del sostegno offerto ad un altro pretendente al trono.
Il maggiore contributo al dibattito politico in età ellenistica fu l’identificazione dell’umanità quale caratteristica fondamentale per un buon politico.
Un ruolo fondamentale nel discorso politico (ed economico) aristotelico in età ellenistica è ricoperto dall’Economico di Aristotele in cui viene descritto il legame tra famiglia (Oikos) e stato (rappresentato dalla Poleis).
La famiglia viene descritta come una monarchia dove il potere è detenuto interamente dal padre mentre nel governo della Poleis il potere è diviso tra più individui. Viene inoltre data molta enfasi all’economia (Oikonomia), viene considerata più importante della politica in quanto la famiglia è l’unità base su cui si reggerebbe il governo della Poleis.
Questo primato pone la proprietà su un piano paritario all’individuo all’interno del sistema famiglia di cui costituisce una componente essenziale e che l’Oekonomia dovrebbe insegnare ad ottenere ed utilizzare. tale enfasi venne contestato dai cinici come vedremo nel prossimo articolo.+L’opera passa poi a descrivere i vari tipi di economia esistenti, accomunati dal principio che le spese non devono mai superare le entrate.